«Sente la montagna», dice di lui il comandante. Nell’estate del 1943, Renato Del Din si distingue per preparazione e istinto da scalatore, e lui stesso trova un incanto speciale lassù tra le Dolomiti, dove non arrivano gli echi terribili della guerra. Ma non appena viene assegnato come sottotenente degli alpini a un battaglione della divisione Julia si trova davanti alla scelta più importante della sua vita: scoccato l’armistizio, sbandato l’esercito, si tratta di decidere se seguire Mussolini tra le forze repubblichine o ribellarsi ai nazifascisti.
Renato pensa a suo padre Prospero, prigioniero in India, che mai aveva voluto prestare giuramento al duce; pensa a sua madre Ines e a sua sorella Paola a Udine, mentre i tedeschi la occupano usando il pugno di ferro; pensa agli ideali risorgimentali, che lo infiammano ancora, e scrive su un foglio una poesia, che inizia così: «Se il fuoco ci desidera, il fuoco ci prenda».
Renato quell’8 settembre scelse la libertà, diventando tra i primi animatori delle brigate Osoppo, cuore della Resistenza in Friuli. In sette mesi furibondi di sortite, azioni e sabotaggi, la sua formazione divenne una spina nel fianco per i nazifascisti, fino alla terribile notte in cui Renato in persona guidò un attacco eroico a una caserma della milizia, trovando la morte. Era il 25 aprile 1944, esattamente un anno prima della Liberazione. Renato aveva ventun anni.
Nell’ottantesimo anniversario, Alessandro Carlini ricostruisce la brevissima vita di questo ufficiale e partigiano “perfetto”, grazie agli scritti e alle lettere inedite di Renato, e ai ricordi della sorella Paola Del Din, che dopo la morte del fratello portò avanti il suo nome e la sua battaglia.
Fino all’8 settembre del 1943, Paola Del Din era solo una studentessa di Lettere. Cresciuta in una famiglia di militari, amava leggere e tirare di scherma. Sarebbe diventata insegnante, un giorno. Ma dopo l’armistizio, la Storia pretende una scelta di campo: o con il re, o con Mussolini. Il padre Prospero è già lontano, prigioniero di guerra, allora sta al figlio Renato prendere le armi con la brigata Osoppo, e resistere ai nazifascisti nelle terre insidiose del Friuli. Paola collabora, fa la staffetta, aiuta come può. Ma tutto sta di nuovo per cambiare.
Nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1944, esattamente un anno prima della Liberazione, Renato viene ucciso durante un assalto a una caserma repubblichina. A quel punto, Paola non ha scelta: deve raccogliere l’eredità di Renato, e combattere finalmente in prima linea.
Ma lo farà a suo modo.
Accetta una missione ad alto rischio per la Osoppo e i servizi segreti britannici: attraversare l’Italia per consegnare un plico top secret ai comandanti alleati.
Nel maggio del 1944, la ricca contessa Maria Gherardini Franchi viene violentata e assassinata nella sperduta campagna della provincia di Ferrara. Le autorità della Repubblica di Salò, invece di indagare seriamente, insabbiano la vicenda, che viene dimenticata negli ultimi terribili mesi della guerra. Subito dopo la fine del conflitto, il caso torna sulla scrivania del sostituto procuratore Aldo Marano. Ma l’indagine appare subito irta di insidie, tra omertà, reticenza e, soprattutto, paura: tutti, dai carabinieri ai domestici della contessa, sembrano collegare l’omicidio a oscure e demoniache apparizioni. Col passare dei mesi, la ricerca del colpevole si arena, mentre Marano deve concentrarsi sulla caccia alla spietata banda della 1100. Ma le due vicende finiscono per incrociarsi, e il magistrato sarà costretto a mettere in gioco tutto ciò in cui crede, fra incubi e presagi, per arrivare a scoprire la verità in tutta la sua concretezza.
Il nome del male si ispira a vicende realmente accadute e a documenti inediti del periodo 1944-1946. Rappresenta il seguito di Gli sciacalli.
Ferrara, 1945. La guerra è appena finita ma le sue ferite sono ancora aperte nel paese martoriato dall’occupazione nazifascista.
Aldo Marano è un sostituto procuratore che lotta per mantenere l’ordine nella provincia stremata dalla fame e adesso vessata da continui omicidi e vendette. In particolare, a togliere il sonno a Marano è il caso di un’automobile: una Fiat 1100 nera, che lascia dietro di sé una scia di morti in tutta la zona.
Le vittime sono per la maggior parte persone abbienti che hanno avuto simpatie fasciste, per questo i sospetti di Marano si rivolgono all’ambiente degli ex partigiani: forse una banda sta portando avanti un regolamento di conti personale che si intreccia alla storia di una nazione segnata da odio e violenza. Marano ancora non lo sa, ma l’indagine che lo aspetta è molto più complicata e pericolosa di quanto immagina: i banditi a cui dà la caccia sono protetti da qualcosa di ben più potente dei semplici mitra…
Partigiano e fascista: oggi Uber Pulga è ricordato così. Com'è possibile? La storia di quest'uomo straordinario, raccontata da Alessandro Carlini con grande trasporto e la forza di un coinvolgimento personale e familiare, rappresenta un'occasione unica per tuffarsi e rivivere i conflitti e le contraddizioni di anni funesti come quelli della Seconda guerra mondiale.
Nato nel 1919 a Felonica, in provincia di Mantova, Pulga sceglie il fascismo, si arruola, è addestrato al controspionaggio in Germania e inviato a Reggio Emilia come infiltrato in un gruppo di partigiani. Sarà promosso sul campo dallo stesso Mussolini che vorrà incontrarlo di persona. Spia e disertore, pluridecorato di Salò ed eroe della Resistenza, Uber Pulga è un uomo senza bandiere se non quella della propria coscienza. Una coscienza tormentata, mai pacificata, che lo porterà a vivere la delusione e il distacco dal fascismo ma non, come molti, cambiando casacca a guerra ormai persa.
I documenti che l'autore di questo libro ha raccolto in anni di ricerche sul campo restituiscono l'immagine di un fuggiasco che aiuterà la causa partigiana senza smettere la camicia nera...
Alessandro Carlini (1976, Ferrara), giornalista e scrittore, lavora per l’Agenzia Ansa e collabora con il Corriere del Ticino. Si è occupato soprattutto di politica estera, cultura, spettacoli ed economia in diversi Paesi, fra cui Gran Bretagna, Irlanda, Stati Uniti, Francia e Israele.
Ha pubblicato il romanzo di ambientazione storica "Partigiano in camicia nera" (Chiarelettere, 2017), vincitore del Premio Città di Como Opera Prima (nella foto la cerimonia di consegna) e del Premio Carver, il noir "Gli sciacalli" (2021), proposto al Premio Strega e fra i primi 8 libri di narrativa nel torneo letterario di Robinson 2022, e il seguito 'Il nome del male' (2022), finalista al Garfagnano in Giallo.
Nel 2023 ha pubblicato "Nome in codice: Renata" (Utet), la biografia romanzata di Paola Del Din, combattente della Resistenza e agente segreto, libro finalista del premio Fiuggi Storia, e nel 2024 "Se il fuoco ci desidera" (Utet), sul sottotenente degli alpini e partigiano Renato Del Din.
Ha scritto per alcune riviste letterarie, fra cui Passaporto Nansen e Il corsaro nero.
Per contattare Alessandro Carlini: carlini.ansa@gmail.com
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